agli sgoccioli

utlimo giorno in Transilvania..
il cavallo malato di Attila e’ morto ed ora l’argomento e’ tabu.
oggi gran festa a casa del buon Janos.. zsuzsi vuole insegnarmi a fare il kurtos kolacs…..
ah, ho passato l’esame di ungherese e mi vantero’ a vita di avere un CERTIFICATO A1 TENDENTE A2.

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Gyermek lakodalom

A due giorni dalla fine della mia esperienza in Transilvania, non riesco a scrivere molto… ma l’evento di sabato merita almeno alcune foto. Trattasi del gyermek lakodalom, ossia il matrimonio dei bambini… una tradizione della zona. Si simula un vero e proprio matrimonio, ma fra 2 bambini scelti a caso. E tutti i passaggi del rituale sono riprodotti nel dettaglio: invitati, musica, tensione, cibo, palinka. Lo sposo va a chiedere la mano al padre della sposa, col gruppo di musicanti e invitati al suo seguito. Si presentano 2 “false” spose. Poi si pranza, gli sposi aprono le danze, entrano le maschere, si paga per ballare con la sposa ecc ecc ecc.

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La mente diabolica di Attila e l’orso ubriaco

Attila, “il vero Székely” di Csobotfalva che trascorre le giornate tagliando legna, raccogliendo il fieno, occupandosi dei cavalli e della vacca; che vive assieme alla moglie Eszter e la bimba Ethel in una casetta tutta in legno, in stile tradizionale ma nuova di zecca, senza elettricità, con la toilette di legno a debita distanza, ha finalmente accettato la mia amicizia. O meglio, adesso sono certa che non mi odi, come invece credevo ormai due mesi fa. Come ho già scritto, la svolta è avvenuta nel periodo in cui il puledrino è nato e poi morto; periodo nel quale ho cercato di interessarmi ogni giorno circa la sua salute.. La settimana scorsa, mi ha affidato il cavallo malato che ho dovuto tentare di accompagnare a casa, con il solo strumento di una lunghissima corda..mentre la mia amica Nicole (detta Pallu) da abile cavallerizza ha cavalcato senza sella lo splendido cavallo ungherese a cui Attila tiene tanto. La mia goffaggine – data da un lato dal cavallo stanco e morebondo, e dall’altra dalla mia paura dello stesso – ha suscitato le risa incontrollate del buon Attila, il quale da quel giorno si dimostra incredibilmente aperto, socievole e piacevole. Una risata così violenta da parte di Attila, l’ho sentita solo quando mi ha vista per la prima volta con gli occhiali del nonno.
Comunque, il cuore del post vuole essere un altro. Attila ha una mente diabolica. Mi ha raccontato che una sera di un paio di settimane fa, il solito orso che precedentemente aveva attaccato il suo porco (che tra l’altro adesso non c’è più perché Attila e Eszter l’hanno regalato ad un amico che vive sui monti Harghita..) è tornato a fargli visita. Questa volta, l’hanno visto, l’orso è arrivato fin davanti alla porta. Fatto sta che per non ho capito quale ragione, dopo la morte del puledrino, accanto alla stalla c’era ancora la placenta del cavallo imbevuta di pàlinka (credo che fosse pronta lì in caso di complicazioni dopo il parto). L’orsetto trullo trullo ha mangiato tale intruglio e si è ubriacato. Attila e Eszter l’hanno visto barcollare nel giardino. Ma ecco l’ingenio di Attila: per evitare che l’orso (che ricordo è ancora un cucciolo) una volta cresciuto continui a frequentare la casa, il giardino e la stalla come se niente fosse il Székely vuole attirarlo ancora con la pàlinka e farlo ubriacare come si deve. E Attila addormenterà l’orso barcollante con un potente sonnifero, in modo da trasportare l’animale ben lontano dalla collina di Somlyo, fino ai soliti monti Harghita.
È tutto vero.

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Megőrzött történelem

Nella sede della Contea sono esposte alcune delle fotografie raccolte da Molnár Attilaç alcune direttamente da signorotti disponibili di paesini qui attorno come Kaszon, che hanno spontaneamente prestato tutte le foto fi famiglia per scannerizzarle; altre invece trovate nelle bancarelle dei mercati di Kolozsvár. L’enorme lavoro di digitalizzazione e stampa è finanziato dalla Contea, dal Centro Culturale e dal comune di Csikszereda.
Ecco alcuni esempi di foto..un vero patrimonio etnigrafico.

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Lodi ad Agnes (come sempre)

Oggi ho aggiunto la versione ungherese di tutti i post del mese di agosto che Agnes ha pazientemente tradotto durante il suo mese di vacanza.

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i 6 maialini stanno bene..

i maialini che sembrano cinghiali scoppiano di salute.
ieri sera, sulla via del latte, sono passata da Janos e assieme a lui sono andata a casa di Imre e Beata a cibare i vari animali (Imre e i suoi sono in Ungheria per qualche giorno e l’amico fidato Janos si occupa della “fattoria”). Mi sono impegnata nel dare da mangiare al porco. Mi chiedo come si faccia ad amare coscientemente la carne di un animale cosi lordo. Dopo il “lavoro”, Janos mi ha offerto un bicchier della palinka che Imre gli ha lasciato nella stalla..

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Nuovi nati a Csobotfalva – Újszülöttek Csobotfalván

In questi ultimi giorni la frazione di Csobotfalva è stata segnata da due eventi: il parto del maiale di Imre e la misteriosa gravidanza del cavallo di Attila.
La giovane gigantesca scrofa ha dato alla luce 6 maialini ieri pomeriggio. Silenziosamente. La pazienza mi ha premiata: durante la settimana infatti sono andata tutti i giorni più volte al giorno a trovare Imre, specie di sera, da quando mi ha detto che avrebbe iniziato a dormire nel fienile in modo da essere lesto nell’assistere l’animale tagliando il cordone ombelicale. Ieri pomeriggio io e Jamin abbiamo aiutato Beata nell’orto, e quando ce ne siamo andati fieri del frutto del nostro lavoro (cavolfiori), dal porcile proveniva un olezzo incredibile…il sesto maialino stava nascendo proprio davanti ai nostri occhi. Non ho mai visto niente di più disgustoso nella mia vita.
La storia del cavallo di Attila invece non è così idilliaca. La più o meno giovane cavalla pareva essere incinta, ma era anche ammalata. Di cosa non l’ho capito. Ho immediatamente chiesto ad Attila cosa avesse detto “il” veterinario…pessima domanda, Attila non crede nei veterinari, gli hanno dato tutti opinioni diverse: la cavalla non era incinta; la cavalla era incinta, ma a causa di indefiniti problemi il feto era morto. Un guaritore sapiente, infine, aveva seguito un’altra pista: il cavallo si era secondo lui ammalato dopo aver ingerito una speciale erba, ma decisamente non ci si doveva aspettare nessun parto. Questo è stato l’evolversi delle informazioni che ho ottenuto da Attila, giorno dopo giorno, il quale dopo l’ultima ipotesi aveva smesso di dormire nel fienile accanto al cavallo. Fino a quando non mi è giunta voce che il cavallino era realmente nato! Nato prematuro di un mese e mezzo e quindi in pericolo di vita, dato che non riusciva a reggersi in piedi. Gli esperti di cavalli di mia conoscenza (a parte Attila, Imre e il papà di Levente) dicono che un cavallo aspetta sempre di non essere osservato prima di partorire. Sarà. Poi domenica il nuovo nato è morto.
Comunque la nota positiva della vicenda è tutta mia: Attila (il Székely) adesso mi parla, mi sorride e con amicizia mi esorta a tornare ogni giorno a trovare lui ed Eszter.

Az utóbbi napokban Csobotfalván két eseményt is jegyeztek: Imre kocájának ellését és Attila lovának titokzatos vemhességét.
Tegnap délután a hatalmas fiatal koca 6 kismalacnak adott életet, a legnagyobb csendben. A türelmem rózsát termett: a hét minden napján többször is átmentem Imréjékhez és esténként is, mióta Imre elmondta, hogy a szénapadláson kezdett aludni, hogy segíthessen a köldökzsinór elvágásakor. Tegnap délután Jaminnal együtt Beátának segítettünk a veteményesben és amikor élvezni kezdtük munkánk gyümölcsét, a pajtából hihetetlen illat érződött…a hatodik kismalac épp a szemünk láttára született meg. Életemben nem láttam ennél undorítóbb jelenetet.
Attila lovának története már nem ennyire idilli. A nem túl fiatal kanca vemhesnek tûnt, de beteg is volt. Nem értettem meg, hogy mi baja lehet. Megkérdeztem Attilától, hogy mit mondott az állatorvos..de rossz kérdés, mert Attila nem hisz az állatorvosokban, mivel mindenik más véleményen volt: a ló nem vemhes, a ló vemhes, de ismeretlen okok miatt a csikó halott.
Egy nagytudású gyógyító végül egy másik nyomon indult el: szerinte igenis a ló beteg, miután egy mérgező növényt evett meg és egyáltalán nem lehet ellésre számítani. Ezeket az információkat kaptam Attilától, napokon keresztül, aki végül úgy döntött nem éjszakázik többet a szénapadláson, a lova mellett. Szó nélkül maradtam, amikor megtudtam, hogy a kiscsikó mégis megszületett. Mivel koraszülöttként jött világra, másfél hónappal hamarabb, életveszélyben volt és nem tudott lábra állni. A lovak ismerői (Attila, Imre és Levente édesapja) azt mondták, hogy a lovak nem indulnak meg, ha figyelik őket. Bárcsak így lenne. Vasárnap az újszülött kiscsikó elpusztult. Valami pozitív dolog mégis van ebben a történetben számomra: Attila (a székely) mostmár beszélget velem, mosolyog és barátságosan hív, hogy látogassam meg Esztert és őt.

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Un po’ di malsana linguistica

Sono reduce da 3 ore di lezione di ungherese e i miei neuroni patiscono.
MEGSZENTSEGTELENITHETETLENSEGESKEDESEITEKERT. Questa parola, ahime’, ha un significato. E pure questa: LEGESLEGMEGENGESZTELHETETLENEBBEITEKNEK.

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Kaláka da Zsolt – Kaláka Zsoltnál

Un post unico va dedicato a Zsolt e alla sua famiglia. Zsolt è un botanico ungherese. Ci siamo conosciuti qualche settimana fa quando sono andata a Gyimes su invito del mio coinquilino: la microregione per cui Gergo lavora doveva infatti intervistare tale scienziato per fare un documentario sul particolare terreno della vallata. Siccome durante le spiegazioni non sono stata molto attenta..nei giorni seguenti ho cercato le pubblicazioni di Zsolt e ho scoperto quanto le sue ricerche siano interessanti. Ho trovato quindi il modo di contattarlo e chiedergli se ci saremmo potuti incontrare. Mi ha cosi invitato a Hidegség (vallata laterale di Gyimes il cui nome significa “il freddo”), dove sono stata accolta a casa di amici di Zsolt. Era in corso una gran festa di paese su cui non mi dilungo. Zsolt e la sua famiglia hanno comprato una casa mobile – letteralmente, perché a Gyimes si comprano le case e si trasportano con le slitte in inverno – 10 anni fa. Da allora Zsolt fa ricerche sull’habitat. Il suo approccio è decisamente etnoscientifico, e lo è sempre di più: sente infatti il bisogno di stare il più possibile con le persone di Hidegség nella loro vita rurale quotidiana per comprendere il significato dell’ambiente naturale. E ovviamente è interessato a scoprire lo scarto fra la visione popolare dell’habitat e quella scientifica. Insomma, a grandi linee la stessa pappardella che credo di fare col dottorato sulle malattie. Zsolt è infatti anche un grande appassionato di linguistica e analizza le differenze fra l’ungherese da lui parlato e quello di Gyimes, molto più arcaico; ed è un esperto dei toponimi locali. Si sta anche appassionando di musica popolare e di ogni altra manifestazione culturale del paradiso dove vive in vacanza. Non si separa mai da un disordinatissimo taccuino su cui scrive ogni cosa che lo incuriosisce. Ha raccolto un sacco di aneddoti che testimoniano il bizzarro umorismo locale, tipo il fare battute costanti sulla morte agli anziani, specie durante i pasti; oppure: una signora in bici incontra un amico per strada e gli dice che sta andando al cimitero; e quello le risponde “chi riporta in dietro la bici?” Posso anch’io testimoniare quanto segue: durante il lunghissimo pasto a casa dei vicini di Zsolt, il padrone di casa, il più anziano della famiglia (che non ha smesso di riempire i bicchieri di pàlinka) ha detto qualcosa del tipo “questo è uno degli ultimi bicchieri di pàlinka perché fra poco finisco in collina” (cioè al cimitero). Tanto altro.
La moglie di Zsolt, Marianna, pure è una ricercatrice. Hanno 2 figli di 18 anni. Mi hanno invitato a “lavorare” a casa loro (col classico sistema kalàka cioè di aiuto spontaneo e gratuito..); ho accettato e ho portato anche Jamin, il mio nuovo amico americano. Abbiamo aiutato a rifare il tetto, dipingere pareti, risistemare una stanza intera. Il tutto in una casa senza elettricità né bagno né acqua corrente ovviamente. È stato divertentissimo vedere che Zsolt, come me e Jamin, non sapesse fare niente di concreto. Tutti lo sfruttavano solo per la sua altezza. Per il resto, taccuino alla mano, flauto orrendo per intrattenere musicalmente gli operai e macchina fotografica pronta allo scatto. Io e Jamin siamo diventati cosi parte della famiglia che Zsolt non ha mostrato nessun segno di discrezione nemmeno nei momenti più intimi della giornata.. Zsolt è un avventuriero, un visionario e un appassionato dei dettagli più pop: l’ultimo giorno di kalàka ha voluto fare il burro con una bottiglia di plastica… poi ha catturato un topo con la scopa.

Egy teljes naplóbejegyzést szentelek Zsoltnak és családjának. Zsolt egy magyarországi botanikus. Néhány héttel ezelőtt ismertem meg, amikor Gyimesbe mentem lakótársam meghívására: a kistérség, ahol Gergő tevékenykedik egy tudományos elemzést készít a völgy területéről. Annak ellenére, hogy a beszélgetés alatt nem voltam túl figyelmes…a következő napokban tanulmányozni kezdtem a Zsolt cikkeit és felfedeztem, hogy mennyire érdekesek ezek a kutatások. Így tehát újra kerestem és érdeklődtem, hogy tudunk-e találkozni. Meghívott Hidegségbe (a Gyimesek egyik patakvölgye, melynek jelentése “hideg“), ahol barátai fogadtak. Épp egy nagy vidéki ünnepségre készültek. Zsolt és családja vásárolt egy mobilis házat – szó szerint, mivel Gyimesben megvették a házat és szánon szállították le egy télen, 10 évvel ezelőtt. Azóta Zsolt kutatja az élőhelyet, települést. A kutatása tudományos-néprajzi és folyamatosan bővül: egyre jobban szeretne betekinteni a hidegségi emberek mindennapi életébe, megismerni a természetes környezetet. A tudományos és népi megközelítését kívánja vizsgálni az élőhelynek. Nagyvonalakban ugyanazt végzi, amit doktori dolgozatában, amikor a betegségeket kutatta. Zsolt nagy szerelmese a nyelvészetnek is és elemzi az általa beszélt magyar nyelv és a gyimesben használt archaikus nyelv közötti különbségeket; ugyanakkor a helynevek szakértője is. A népzenét is szereti és minden kulturális rendezvényt. Nem válik meg soha a noteszétől, amelybe mindenről ír, ami felkelti érdeklődését. Összegyûjtött egy sor anekdotát, ami helyi humorral van fûszerezve és amely a halálhoz kapcsolódó szellemeskedéseket taglalja, mint például: egy asszony a temetőbe megy biciklijével és találkozik egy barátjával, mire ez megkérdi: “ki hozza vissza a biciklit?“

Én is tapasztaltam ehhez hasonló helyzetet: A Zsolt barátainál tartott hosszú étkezés során a ház ura egymás után ürítette pálinkás poharait, majd így szólalt meg “ez az utolsó pohár pálinka, mert nemsokára kikerülök az oldalba (vagyis a temetőbe). És más hasonlók is elhangzottak.
A Zsolt felesége, Marianna is kutató. Két 18 éves lányuk van. Meghívtak ”dolgozni“ a házukhoz (a hagyományos kaláka szellemében, spontán és térítésmentesen…); elfogadtam és elhoztam Jamint is, az új amerikai barátomat. Segítettünk megjavítani a tetőt, festeni a falakat és átalakítani egy egész szobát. Mindezt egy olyan házban, ahol nincs villany, fürdőszoba és vezetékes víz. Szórakoztató volt, ahogy Zsolt, én és Jamin kevés hozzáértéssel tevékenykedtünk. Mindenki tudása szerint mûködött, zenei aláfestéssel és állandó készenlétben álló fényképezőgéppel. Én és Jamin a Zsolt családjának részévé váltunk, aki nem zavartatta magát jelenlétünk miatt…Zsolt egy kalandor, utópista, a részletekbe elmerülő ember: a kaláka utolsónapján egy pillepalackba akart vajat készíteni…majd egy seprûvel ejtett rabul egy egeret.

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Invito ad un matrimonio (vero) – Meghívás egy esküvőre (valódi)

Ce l’ho fatta: sono riuscita a farmi invitare ad un matrimonio a Csobotfalva. Davvero. Anzi di piu, ci sara’ anche il battesimo. Sono i miei “vicini di casa” Laci e Agota, lui biologo esperto di rane e lei regista di documentari naturalistici. Li ho conosciuti tramite il mio coinquilino Gergő e sono solita passare a chiacchierare da loro la sera quando vado a prendere il latte da una vacca. Ci saranno i familiari e gli amici piu intimi..

Megtettem: meghívattam magam egy csobotfalvi esküvőre. Tényleg. És még ennél is több, keresztelő is lesz. A szomszédaimról van szó, Laciról és Ágotáról. Laci a békákat kutató biológus, Ágota pedig természetfilmek rendezője. Gergőn keresztül ismertem meg őket és beszélgetni jártam át hozzájuk esténként, amikor tejért mentem. A család és a közeli barátok kaptak meghívást…

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